Addio ad Agostino ‘o Pazzo: si spegne la leggenda del motociclista spericolato di Napoli

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La scomparsa di un’icona napoletana

Napoli dice addio ad Antonio Mellino, conosciuto come Agostino ‘o pazzo, scomparso a quasi 73 anni. La sua morte rappresenta la fine di un’epoca e la perdita di una delle figure più emblematiche della cultura popolare partenopea degli ultimi cinquant’anni. Il suo nome è diventato sinonimo di abilità motociclistica, tanto che ancora oggi chi guida con maestria una moto viene paragonato ad Agostino ‘o pazzo.

Le leggendarie notti dell’estate 1970

Nelle notti di fine estate degli anni ’70, il diciottenne ribelle sfidava la polizia napoletana con esibizioni acrobatiche in sella alla sua Gilera 125 truccata tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Il soprannome derivava dalla passione per Giacomo Agostini, il motociclista che fu per 15 volte campione del mondo. La gente lo aspettava in piazza Trieste e Trento per vedere le sue acrobazie mentre la polizia lo inseguiva senza successo.

La protesta nacque per il massiccio sequestro di moto truccate che la polizia effettuava per contenere gli scippi. Gli scontri portarono a un bilancio di 56 feriti, 59 arrestati e 232 fermati. Fu arrestato il 18 settembre 1970 in auto con amici in piazza del Gesù Nuovo, ricevendo una condanna lieve.

Dal cinema all’antiquariato: una vita dopo la leggenda

Dopo l’arresto fu scritturato dal regista Umberto Lenzi per il film “Un posto ideale per uccidere” con Ornella Muti e Irene Papas, interpretando se stesso. La notorietà gli aprì le porte del cinema come stuntman in diverse pellicole del genere poliziottesco.

Negli ultimi anni Antonio Mellino faceva di mestiere l’antiquario, come suo padre, in via Tribunali nel cuore del centro storico. Molti si fermavano presso la sua bottega per scattare una foto con lui, testimonianza di un nome che ha attraversato i decenni. La sua figura resta un simbolo indelebile di quella Napoli ribelle e autentica, dove gli eroi popolari nascevano dalla strada e dalla voglia di libertà.

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