Sara Campanella: una giovane vita spezzata dalla violenza di genere

Una tragedia che ha scosso l’Italia
L’omicidio di Sara Campanella, studentessa universitaria di 22 anni uccisa a Messina il 31 marzo 2025, ha profondamente scosso l’opinione pubblica italiana. La giovane, originaria di Misilmeri, si trovava in Sicilia per completare il proprio tirocinio presso il Policlinico universitario.
La dinamica del tragico evento
La ragazza ha perso la vita dopo una coltellata al collo che le ha reciso la giugulare proprio davanti all’ingresso laterale dello stadio “Giovanni Celeste”. Sara frequentava il terzo anno della facoltà di Tecniche di laboratorio Biomedico nell’ateneo di Messina ed era impegnata come tirocinante proprio nell’ospedale dove è stata portata prima di morire.
Il giorno del femminicidio, Sara si era accorta di essere seguita e aveva inviato un messaggio alle amiche scrivendo “il malato mi segue”. Per documentare le molestie, aveva attivato la registrazione audio sul suo cellulare. Nel suo ultimo messaggio aveva detto: “Non voglio nulla con te – spero ora, dopo un anno, di essere stata chiara. L’ultima volta ti ho detto di lasciarmi in pace.”
L’epilogo drammatico
Il caso ha avuto un epilogo ancora più tragico quando Stefano Argentino, 27 anni, accusato di aver sgozzato la collega universitaria dopo mesi di stalking, è stato trovato morto nel carcere di Gazzi a Messina il 6 agosto 2025, impiccato con un lenzuolo alle grate della finestra.
I funerali sono stati celebrati dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nella chiesa San Giovanni Battista. Per rendere omaggio alla giovane la cui vita è stata spezzata ad appena 22 anni, è stata dichiarata una giornata di lutto in tutti i Comuni della Città metropolitana di Palermo e a Messina. In segno di cordoglio, sono state sospese tutte le manifestazioni pubbliche e le bandiere comunali sono state esposte a mezz’asta negli edifici pubblici.
Un monito per il futuro
Questo tragico episodio dimostra quanto sia importante non solo intervenire dopo, con la norma penale, ma arrivare prima, con attività di educazione e prevenzione per combattere la violenza di genere.